Dopo il mancato raggiungimento del quorum ai referendum abrogativi dell’8-9 giugno, ecco arrivare alcune reazioni politiche da parte di partiti e Cgil, a livello nazionale e locale.
FRATELLI D’ITALIA – SEZIONE DI COMO
Anche a Como e provincia i referendum voluti dalla sinistra si sono rivelati un fallimento clamoroso, così come nel resto del Paese. Dovevano essere, nelle parole della segretaria del Pd Elly Schlein, «l’avviso di sfratto» al governo Meloni. E invece si sono trasformati in una sonora bocciatura per la sinistra, che – per citare ancora Schlein – «non li ha visti arrivare», gli elettori ai seggi.
I numeri dell’affluenza parlano chiaro: un flop tanto politico quanto economico, visto che l’organizzazione dei referendum ha comportato uno spreco di denaro pubblico che ricadrà sulle spalle di tutti gli italiani.

Come se non bastasse, i quesiti proposti erano assurdi: alcuni riguardavano leggi che la stessa sinistra aveva approvato o contribuito a scrivere quando era al governo, mentre quello per ridurre da dieci a cinque anni il termine per ottenere la cittadinanza italiana, chiedeva di tornare alla legge del 1992: un ritorno al passato che dimostra quanto la sinistra sia fuori dal tempo e dalla realtà.
Il messaggio dei cittadini è stato netto: la maggioranza degli italiani – comaschi compresi – sceglie la coerenza e la concretezza del governo guidato da Giorgia Meloni, e rifiuta l’ipocrisia, le divisioni e le battaglie ideologiche di una sinistra sempre più autoreferenziale.
PARTITO DEMOCRATICO
La segretaria nazionale Elly Schlein, in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” ha dichiarato:
«Sapevamo che sarebbe stato difficile, ma i referendum toccavano questioni che riguardano la vita di milioni di persone ed era giusto spendersi. Lavoro e cittadinanza sono temi costitutivi per una forza progressista come il Pd. La battaglia non finisce oggi.
La destra esulta, faccia pure: ne riparliamo alle politiche, dove non sarà l’astensionismo a salvarli. Noi siamo contenti per i 14 milioni di elettori che hanno votato, loro per quelli che non sono andati.

Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico, ma hanno ben poco da festeggiare: ai referendum ha votato più gente di quella che lo fece per mandare Meloni al governo.
Abbiamo fatto ciò che i nostri militanti si aspettavano ed è giusto così. Il Pd è tornato a fianco dei lavoratori, cresce a ogni tornata».
MOVIMENTO 5 STELLE COMO
Quindici milioni di votanti. Sono pochi, per voi, in un contesto di ostracismo generale? Per noi, no. Sono il punto di partenza per costruire un futuro più giusto. Dobbiamo impegnarci tutti per analizzare, proporre soluzioni, informare e coinvolgere i cittadini. Perché per noi la partecipazione e la cittadinanza attiva sono un valore.

FORZA ITALIA
Pensavano di poter far cadere il governo, ma hanno scoperto che il 70% degli italiani non li segue.

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha inoltre dichiarato al Tg1:
«Forse bisogna cambiare la legge sui referendum, servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all’estero che sono tornate bianche».
ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Messaggio del segretario nazionale Nicola Fratoianni e di Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde.
Il quorum non è stato raggiunto, è vero. Ma ci sono oltre 15 milioni di cittadine e cittadini che hanno scelto di votare, e con circa 13 milioni di “SÌ”, lanciano un messaggio forte e chiaro, più forte persino del consenso che oggi regge Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.
Se Meloni crede che l’astensione sia un segnale politico a suo favore, commette un grave errore. Certo, quei 13 milioni non sono nemmeno “nostri”, ma di un’Italia che chiede ascolto, che pretende impegno. Ed è con questa parte del Paese che vogliamo costruire l’alternativa. Alle prossime elezioni politiche non ci sarà un quorum a salvare Giorgia Meloni.

E soprattutto non potrà essere ignorata la realtà quotidiana di milioni di persone colpite dal lavoro povero, dalla precarietà e dall’insicurezza nei luoghi di lavoro. Temi su cui questo governo non solo tace, ma agisce per peggiorare le condizioni dei lavoratori con leggi che aumentano sfruttamento e fragilità.
Meloni sappia che le persone non si astengono perché stanno con lei, ma perché non credono più nella politica. E questo disincanto ha radici profonde: negli ultimi vent’anni, i governi – di ogni colore – hanno sistematicamente disatteso la volontà popolare espressa nei referendum.
A noi tocca il compito più difficile, ma più urgente: ricostruire il legame di fiducia tra cittadini e istituzioni. Non con slogan, ma con impegni seri, chiari, e mantenuti.
CGIL – CAMERA DEL LAVORO DI COMO
Non abbiamo raggiunto il risultato sperato sul piano nazionale, ma restiamo convinti della bontà e della necessità delle nostre proposte, nate per cambiare leggi profondamente ingiuste che regolano il mondo del lavoro.
In queste settimane ha parlato la democrazia, pur dentro una campagna segnata da forti pressioni per l’astensionismo, in cui in non voto è stato indicato come una soluzione. Eppure, 14 milioni di italiane e italiani hanno scelto di decidere, di esercitare il proprio diritto, di prendere posizione.
A Como, dove hanno votato circa 125mila persone (pari al 27% dei 469mila 944 aventi diritto), abbiamo riportato al centro del dibattito pubblico i temi fondamentali del lavoro, della dignità, della sicurezza e della giustizia sociale.
+EUROPA
Queste le dichiarazioni di Riccardo Magi, segretario nazionale del partito, in conferenza stampa a margine della diffusione dei risultati definitivi. +Europa aveva promosso in quinto quesito, quello sulla cittadinanza:
«Una parte di elettorato è andato a votare ed è superiore all’elettorato che legittima il governo che in questo momento è in carica. Questa grossa parte di elettorato non potrà vedere soddisfatta la propria richiesta e questa è una prima grande questione di democrazia.
Il quorum è diventato un ostacolo alla democrazia. Proporremo alle forze politiche in Parlamento, a partire da quelle che si sono pronunciate per il “SÌ” di sostenere una riforma costituzionale che lo elimini».

Abbiamo riportato nel dibattito politico e pubblico un tema che era sparito dal Parlamento dal 2017. Abbiamo raccolto 637mila firme su un quesito che poi ha portato 9 milioni di persone a votare “SÌ” per una riforma della legge sulla cittadinanza che attende da 33 anni.
Lo abbiamo fatto mentre le più alte cariche di Governo invitavano all’astensione e con l’informazione pubblica prossima allo zero. Lo abbiamo fatto sempre e solo parlando del merito, cercando di smontare in pochi mesi anni di propaganda fatta sulla pelle di persone perfettamente regolari.
Lo abbiamo fatto sapendo che il quorum fosse quasi impossibile da raggiungere, soprattutto dopo la bocciatura del Referendum sull’autonomia differenziata da parte della Corte.
RIFONDAZIONE COMUNISTA – SEZIONE DI COMO
Quindici milioni di cittadini e cittadine al voto su un totale di 46. Dodici milioni e mezzo hanno votato “SÌ” ai referendum sul lavoro.
Perdiamo il referendum, ottenendo lo stesso numero di voti che consentono invece alla Meloni di essere al governo di un Paese dove la democrazia è in profonda crisi di rappresentanza ed è sempre più una “democratura”.
Meno di un terzo degli elettori si è espresso contro lo strapotere di padroni e padroncini sui licenziamenti, per una riduzione della precarietà del lavoro, per indennità di disoccupazione dignitosa, per maggiori garanzie di sicurezza nelle fabbriche e nei cantieri, per poter richiedere in tempi decorosi la cittadinanza italiana a persone che vivono e lavorano nel nostro Paese.
Il mancato raggiungimento del quorum è la conseguenza dell’azione congiunta delle associazioni padronali, impegnate nella strenua difesa di privilegi economici, dei mezzi di comunicazione di massa (che hanno condotto una sistematica campagna di disinformazione sui cinque referendum), del governo di destra e delle principali cariche dello Stato – che andando oltre i confini del proprio mandato hanno propagandato l’astensionismo – e da sindacati come la Cisl, che da tempo hanno una posizione vergognosamente filo-governativa e filo-padronale.

Il mancato raggiungimento del quorum dipende anche dal fatto che nella coscienza del Paese la difesa dei diritti e il riscatto sociale sono vissuti come se si trattasse di una lotta personale contro il mondo intero.
Gli elettori di destra che si sono astenuti, obbedendo ai richiami dei loro leader, praticano un individualismo, un egoismo e una competitività esasperata, risultato ultimo della distruzione della coesione sociale e della frammentazione della classe dei lavoratori iniziata con il ventennio berlusconiano.
La campagna referendaria ha dimostrato, al di là del risultato, l’utilità che la Cgil sia tornata a mettere al centro delle proprie mobilitazioni le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici, i diritti, il salario, la lotta alla precarietà e all’impoverimento crescente delle classi popolari.
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